Ricordate il tipico retrogusto di fango ed erba che i francesi chiamano “limòn”? Ecco, potrete trovarlo nelle altre tipologie di tinca, ma non in quella gobba dorata del Pianalto di Poirino Dop. Questa caratteristica, dovuta alle pareti argillose delle vasche da allevamento, ha reso celebre questo pesce d’acqua dolce, allevato oggi come tre secoli fa tra Cuneo, Torino e Asti e presente nei menu tradizionali fritto o in carpione.

Tinca Dorata del Pianalto di Poirino DOP

La storia della tinca dorata del Pianalto di Poirino DOP:

Le prime costruzioni in argilla per contenere la tinca gobba nella zona di Poirino risalgono a oltre tre secoli fa. Grandi e piccole vasche già allora sorgevano tra le borgate, abbastanza vicino alle abitazioni. In epoca antica la tinca era una risorsa preziosa per il suo apporto proteico e per il commercio. Tuttavia, come specie ittica autoctona di questa area geografica, la tinca gobba dorata risale addirittura al Pleistocene medio-inferiore. Alcuni documenti del 1200 identificano il Pianalto di Poirino come zona nella quale era già conosciuta e apprezzata questa specie.

A Ceresole d’Alba rientrava inoltre tra i beni da consegnare come tasse da parte della popolazione. Esistono attestazioni anche più recenti sull’importanza economica della tinca, il cui allevamento è stato per molti secoli un’attività di primo rilievo per i pescatori professionisti. Dall’inizio degli anni Ottanta del Novecento invece ha cominciato ad essere affiancata all’attività agricola, perdendo il ruolo centrale che aveva conquistato nel tempo a livello commerciale.

La produzione della tinca dorata del Pianalto di Poirino DOP:

Le vasche in argilla dove sono tradizionalmente allevate le tinche sono le responsabili del colore dorato di questa specie ittica. Gli invasi attualmente sono circa quattrocento e la costruzione di queste vasche è particolarmente difficile, perché per evitare di far loro assorbire l’eventuale inquinamento dei terreni circostanti bisogna realizzare una fascia perimetrale nella quale è vietato l’uso di diserbanti. Qui le tinche crescono fino alla taglia stabilita dall’allevatore e possono riprodursi anche coadiuvate artificialmente. È importante che le vasche siano fertilizzate per ottenere lo zooplacton che serve allo svezzamento dei piccoli avannotti.

Spesso, nella fase della crescita, sono nutriti con preparati alimentari naturali composti da cereali, granaglie e semi. Le tinche vengono poi catturate con il sistema della rete a strascico tra aprile e giugno e, data la delicatezza delle carni, tutta la filiera è opportunamente tracciata con registri, controlli e la denuncia dei quantitativi da parte di ogni produttore. La ricetta tipica? Potete trovare la tinca fritta oppure in carpione alla piemontese, con aceto, vino bianco ed erbe aromatiche.

Tinca Dorata del Pianalto di Poirino DOP

Territorio:

La tinca gobba dorata del Pianalto di Poirino si differenzia dalle altre tipologie di tinche per l’assenza, all’olfatto e al gusto, di ricordi di fango o erba. Nelle carni dei pesci cresciuti nelle vasche di argilla queste caratteristiche non si sviluppano perché il fondo melmoso non riesce a formarsi grazie alla massa d’acqua in movimento che impedisce anche la crescita delle alghe.

La zona di produzione della tinca dorata non è solo Poirino ma anche Isolabella, Pralormo, Villastellone, Carmagnola, Santena e Riva presso Chieri per quanto riguarda la provincia di Torino, Ceresole d’Alba, Montà. Sommarina, Baldissero, Montaldo, Monteu Roero, Pocapaglia, Sanfré e Santo Stefano Roero per la provincia di Cuneo e Cellarengo, Buttigliera, Dusino, San Paolo Solbrito e Valfenera per l’astigiano. Questi Comuni costituiscono la zona denominata Terre rosse del Pianalto di Poirino e sono casa della tinca gobba dorata da secoli. Perché dove c’è argilla c’è tinca.

© Gli elementi grafici ed i testi presenti in Piemonte in tavola sono da considerarsi di esclusiva proprietà di Denis Rendesi. Questo ne vieta la riproduzione anche parziale del contenuto.

>